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Pianificazione tedesca
La prima iniziativa relativa all'invio di reparti combattenti tedeschi in Italia per organizzare e rafforzare la difesa dell'alleato (considerato più debole) in previsione di un probabile attacco anglo-americano direttamente sul suolo italiano, fu pianificata contemporaneamente alle fasi finali della Campagna di Tunisia che segnavano la disfatta italo-tedesca in Nord Africa ed esponevano il teatro mediterraneo alle potenti forze aeronavali alleate. Il 9 maggio 1943, due giorni dopo la caduta di Tunisi, l'OKW comunicò al Comando Supremo italiano, attraverso l'addetto militare presso l'ambasciata tedesca a Roma, Enno von Rintelen, la costituzione di tre nuove formazioni tedesche create principalmente con i reparti di retrovia delle formazioni impiegate in Africa.
Reparti corazzati della 90. Panzergrenadier-Division in Sardegna.j
Si trattava del "comando Sardegna", erede della 90. Infanterie-Division (Mot) dell'Afrikakorps), e di una "riserva di pronto intervento".
Come Hitler scrisse a Mussolini, si trattava di formazioni deboli che necessitavano di un grande potenziamento, quindi il Führer comunicò ad un dubbioso Duce dell'arrivo dalla Francia di due nuove divisioni tedesche. Alla metà del mese di maggio giunse la Divisione corazzata paracadutisti "Hermann Göring", tranne i reparti già trasferiti in precedenza in Africa, che sarebbe passata in Sicilia, e ai primi di giugno arrivò la 16. Panzer-Division, unità distrutta a Stalingrado ed appena ricostituita, che si portò ad ovest di Bari. Infine, sempre proveniente dalla Francia, il 19 maggio venne inviato in Italia anche il quartier generale del 14º Panzerkorps del generale Hans Hube, per rafforzare la struttura di comando del OB Süd (Oberbefehlshaber Süd) feldmaresciallo Albert Kesselring.
Il giorno seguente, nella notte del 20 maggio, durante una delle lunghe ed estenuanti conferenze al Quartier generale del Führer, Hitler espresse chiaramente i suoi dubbi sulla solidità politica del governo fascista e sui pericoli di un crollo dell'alleato. Il rapporto dell'inviato speciale SS-Sonderführer Alexander von Neurath, che evidenziò il declinante morale della popolazione italiana e i sentimenti filobritannici presenti nell'alta borghesia e tra i militari, convinse Hitler della necessità di prestare grande attenzione alla situazione nel Mediterraneo e di iniziare una precisa pianificazione in vista di un cedimento dell'Italia di fronte all'attacco alleato o di un rovesciamento di Mussolini. Ulteriori rapporti su un discorso tenuto dal sottosegretario agli Esteri Giuseppe Bastianini, le informazioni provenienti dagli uomini di Heinrich Himmler in Italia, la stessa presenza in Sicilia del generale Mario Roatta, ritenuto personaggio infido e equivoco, rafforzarono i sospetti di Hitler e dei suoi collaboratori.
Il 21 maggio il feldmaresciallo Wilhelm Keitel, capo dell'OKW, diramò quindi le direttive dettagliate elaborate per fronteggiare la possibile "defezione" dell'alleato dell'Asse. La pianificazione, basata sul documento "Panorama della situazione nell'eventualità del ritiro dell'Italia dalla guerra", preparato dai comandi tedeschi fin dal 10-16 maggio, prevedeva una serie di progetti operativi nei vari teatri bellici: "operazione Alarich", diretta all'invasione del territorio metropolitano italiano, "operazione Konstantin", neutralizzazione delle forze italiane nei Balcani, "operazione Siegfried", occupazione delle aree della Francia meridionale presidiate dall'alleato. Furono inoltre studiati anche due piani minori: "operazione Nürnberg" per la salvaguardia della frontiera franco-spagnola, e "operazione Kopenhagen" per il controllo dei valichi sulla frontiera franco-italiana.
 Contemporaneamente a questa pianificazione continuava il rischieramento del riserve tedesche per fronteggiare i potenziali pericoli nel teatro mediterraneo. Hitler, molto preoccupato per i Balcani e in forte polemica con i dirigenti italiani e lo stesso Duce a causa degli accordi di collaborazione delle truppe italiane con i cetnici, decise quindi l'invio della 1. Panzer-Division nel Peloponneso e ipotizzò anche il trasferimento in Italia delle sue tre divisioni corazzate scelte Waffen-SS schierate sul fronte orientale in vista dell'operazione Cittadella.Inoltre Mussolini, dopo un rifiuto iniziale, presentò il 17 giugno, tramite il Comando Supremo, un'urgente richiesta di rinforzi mobili tedeschi (due divisioni corazzate) per fronteggiare le potenti forze alleate. Dopo una serie di nuovi contrasti a causa di un ripensamento del Duce e della proposta del generale Vittorio Ambrosio, capo di Stato maggiore generale italiano, di rinunciare a nuovi rinforzi tedeschi ma di trasferire in Italia le truppe impiegate nei Balcani ed in Francia, la situazione sempre più minacciosa (Pantelleria era caduta quasi senza resistenza l'11 giugno) indusse Hitler a inviare altre tre divisioni tedesche.
Quindi entrarono nella penisola e si schierarono la 29ª Panzergrenadier-Division a metà giugno a Foggia, la 3. Panzergrenadier-Division i primi giorni di luglio a nord di Roma (entrambe queste divisioni erano appena state ricostituite in Francia dopo la distruzione a Stalingrado), e la 26. Panzer-Division il 9 luglio a Salerno. Fin dal 24 giugno la brigata "Reichsführer-SS"' era stata trasferita in Corsica; alla metà di luglio arrivò il comando del 76ºPanzerkorps del generale Traugott Herr.
 
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